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Monsignor Vincenzo Cavalla: un modello da seguire




Vincenzo Cavalla nasce a Villafranca d’Asti il 18 aprile 1902 ed è ordinato presbitero il 6 settembre 1925. Il giorno dell’ordinazione scrive: “essere tutto di Dio, essere suo ministro, essere santo sacerdote”.

È Canonico teologo della Cattedrale di Asti, dottore in Lettere e in Teologia; è licenziato anche in Sacra Scrittura, disciplina di cui è docente in Seminario, oltre ad essere insegnante di religione e di greco nel liceo di Asti. Come biblista collabora per la spiegazione e l’interpretazione di diverse voci riguardanti la Sacra Scrittura per l’Enciclopedia Treccani e per l’Enciclopedia Ecclesiastica del Vaticano.

Viene eletto alla Sede Arcivescovile di Acerenza e Matera da Papa Pio XII l’8 settembre 1946 e, dopo essere stato ordinato vescovo il 28 ottobre dello stesso anno, prende possesso della Diocesi il 1 dicembre, portando con sé anche i suoi due fratelli sacerdoti. Il suo stemma vescovile ha come motto Fortiter et suaviter ad indicare la fermezza con se stessi unita alla dolcezza verso gli altri.

Vincenzo Cavalla arriva in una regione tanto diversa dalla sua, per mentalità, per condizioni economiche, per organizzazione ecclesiastica e per tradizione religiosa. E ci arriva in un momento difficile per l’Italia chiamata a ricostruire quanto la guerra ha distrutto e a risanare le ferite morali da questa provocate. Sono anni turbolenti a causa delle divisioni politiche, e in tutta la zona, ma soprattutto a Matera, ci sono masse di braccianti e reduci e di povera gente affamata che scendono sul terreno della battaglia per il pane e il lavoro.

Mons. Cavalla, già nelle fasi iniziali del suo ministero, comincia a mettere in atto una premurosa dedizione al clero della Diocesi, e prende subito a cuore l’attività delle Associazioni di Azione Cattolica.

Nel 1947 indice la prima Visita Pastorale per conoscere, amare e pascere il suo gregge disseminato in un vasto territorio, dalla costa metapontina ai monti delle dolomiti lucane; nell’occasione si mostrerà molto entusiasta della vita cristiana condotta dai fedeli dei vari paesi della Diocesi, in cui riscontra genuinità e bontà d’animo.

Per curare la formazione del clero, Mons. Cavalla punta particolarmente alla crescita della vita spirituale dei presbiteri, intensificando la frequenza dei momenti di preghiera comunitaria e dando anche spazio a vari corsi di esercizi spirituali. Ama profondamente il suo clero e, incitandolo alla santità, indica loro “la strada della croce, della mortificazione, della pazienza, dell’umiltà”, e ripete sempre: “esser santo vuol dire salire per una strada di croci, senza fermarsi mai, col sorriso sulle labbra e l’amore dell’umiltà nel cuore”. Amante dei poveri e dei sofferenti, non esita a far loro visita e a sostenerli nel momento del bisogno e, qualora sia necessario, apre loro le porte dell’Arcivescovado e li invita alla sua mensa, al tal punto che i bisognosi diventano, in un certo senso, la sua famiglia.

Si adopera per riportare la cattedrale di Acerenza al suo stato originario, iniziativa di cui va molto fiero.

Il 14 febbraio 1954, appena dopo aver amministrato il sacramento della Confermazione in Concattedrale a Matera ed essersi adoperato per l’accoglienza di un bambino rimasto orfano, muore improvvisamente poco prima del pranzo. I funerali sono celebrati il successivo 17 febbraio sotto una pioggia battente che molti leggono come un segno di provvidenza e benedizione.



La spiritualità di Mons. Cavalla ha molto da dire a noi oggi. Tre sono in particolare i punti su cui si può sintetizzare la vita di preghiera di questo vescovo rimasto impresso nella memoria di tanti fedeli: la gioia dell’animo, l’amore per l’Eucarestia e la devozione filiale alla Madonna. Punti fermi che nella sua vita si sono concretizzati nella dedizione alla carità fraterna, specialmente verso i più poveri.

Quello della gioia è un elemento costante nella fede di questo santo vescovo. Fonda infatti nel 1933 la Lega per l’Apostolato della Gioia con un regolamento che così si esprime: “essere contenti, mostrarsi contenti, rendere contenti”. Numerosi sono i piccoli messaggi che invia ai fedeli, tutti intrisi di incoraggiamento e invito alla riflessione sulla condizione filiale di ciascun cristiano nei riguardi di Dio Padre. In più, sempre a riguardo, scrive un piccolo testo, “La gioia perfetta”, che in piccole meditazioni (sullo stile dei grandi testi della spiritualità, in particolare l’ “Imitazione di Cristo”) ripercorre tutte le situazioni della vita in cui l’uomo moderno può trovarsi a vivere, ed indica con precisione e semplicità le disposizioni d’animo che devono accompagnare e contraddistinguere ciascun cristiano. Mons. Conese scrive: “fu profeta della gioia, non per un vezzo pubblicitario del termine profeta, ma perché uomo di Dio, che pone tutta la sua fiducia nel Signore, che diventa mite e umile di cuore e non pone ostacoli alla parola e alla volontà di Dio”.


Un’altra pietra miliare che contraddistingue l’Episcopato di Mons. Cavalla è la preparazione del Congresso Eucaristico Diocesano del 1949 da realizzare anche in ciascuna delle parrocchie, per ridestare alla vita eucaristica” i fedeli del territorio. Indica con chiarezza i mezzi per portare avanti quest’opera: catechesi, adorazione, vita parrocchiale. Al termine del Congresso, così si esprime: “Brave le nostre popolazioni lucane, che pur minacciate da propagande materialiste e areligiose, non tradiscono la loro fede, ma si sentono vieppiù scosse, se mai, a seguire Colui che dei popoli è la salvezza”.

Nella diocesi di Matera organizza la “Crociata eucaristica”, annunciata nella lettera pastorale per la quaresima del 1952 e l’istituzione dell’Adorazione perpetua nella Rettoria di Santa Lucia e Agata alla fontana, al centro della città, oggi rinominato Santuario dell'Adorazione perpetua. Scrive: “Più fede viva nell’Eucarestia, nella santa Messa, nella Comunione: io in Dio, Dio in me! Così innanzi al Tabernacolo, alla S. Ostia, Domine, ad auge fidem meam … Gesù Eucaristico! Fonte di gioia, di amore, di vita! Attingi per te e per gli altri! Sii fiamma! Non immiserirti! Nel tuo stato rendi sempre di più”.

Circa la sua devozione mariana, rimane indelebile per anni nella mente dei fedeli la peregrinatio della Madonna di Belvedere da lui promossa nella diocesi di Acerenza e la vicinanza alla Madonna della Bruna nel territorio materano. Per l’occasione vengono composti numerosi canti dedicati a Maria, e frequenti sono i pellegrinaggi organizzati dalla varie comunità parrocchiali ai santuari mariani della diocesi. Organizza, inoltre, il Congresso mariano, in merito al quale afferma: “In tutto il mondo cattolico, l’anno 1949 vuol essere l’anno mariano, l’anno delle molteplici celebrazioni mariane, come preparazione all’anno Santo (del 1950), realizzando il programma: per Mariam ad Iesum”. Anche il Santo Padre Pio XII, per mano del Card. Montini, futuro papa Paolo VI, accoglie con entusiasmo l’iniziativa di Mons. Cavalla auspicando pieno successo e durevoli frutti e inviando la benedizione apostolica.

Attraverso questi tre capisaldi, dunque, la vita di Mons. Cavalla ha saputo farsi dono per gli altri nello spirito di Cristo Buon Pastore. Ecco chi è stato Mons. Cavalla: un modello da seguire.

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