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BATTEZZATI E INVIATI

Di Francesco Reale

(Seminarista II Anno).

Il mese missionario straordinario.


Ogni anno il mese di ottobre è generalmente dedicato al tema delle missioni. Quest’anno, papa Francesco ha indetto un mese straordinario a cento anni dalla promulgazione della lettera apostolica “Maximum illud” di Benedetto XV, che diede uno speciale impulso alla missio ad gentes, invitando a riscoprire la consapevolezza del dovere missionario, soprattutto all’interno del clero. Il tema scelto per questo mese straordinario è “Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo”. L’obiettivo, come scrive lo stesso papa Francesco nel messaggio per la giornata missionaria mondiale, è proprio quello de «l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto». La nostra comunità di Seminario si è preparata a vivere questo mese straordinario incontrando don Giuseppe Pizzoli, sacerdote fidei donum della diocesi di Verona, nonché direttore dell’Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, e prendendo parte al ritiro regionale di clero, che si è svolto a Potenza lo scorso 1 ottobre, predicato dallo stesso don Giuseppe. Nell’ incontro con noi seminaristi del 30 settembre, oltre alla testimonianza del sacerdote sulla sua attività missionaria in Africa e America Latina, due sono state le domande a cui don Giuseppe ha cercato di rispondere, provocato da noi seminaristi: innanzitutto, qual è l’atteggiamento missionario che ogni cristiano deve riscoprire a cominciare da questo mese straordinario e come vivere questo tempo. Don Giuseppe ha esordito sottolineando il dovere che ciascuno di noi ha nel contribuire alla missione universale della Chiesa, rispondendo all’invito di Gesù di “andare e fare discepoli tutti i popoli”, compito che ciascun credente deve assumere, e di sforzarci di essere sempre più “Chiesa in uscita”, come papa Francesco continuamente ci chiede fin dall’inizio del suo pontificato.

Nessuna Chiesa vive per se stessa, ma tutte le chiese devono assumere la missione di tutta la Chiesa.

Ogni chiesa particolare, infatti, è tale perché parte della Chiesa universale. Se, invece, diventa “asfitica”, «perde il suo significato più profondo». «Ogni sacerdote -prosegue don Pizzoli- anche se ordinato in una chiesa particolare, è partecipe della missione universale della Chiesa». La sua deve essere una disponibilità di servizio totale per la Chiesa. Egli, per primo, deve sentirsi parte di una Chiesa più grande ed educare le comunità a cui viene inviato ad avere un respiro missionario. “Tutte le Chiese per tutta la Chiesa” : questo lo slogan lanciato da don Giuseppe, che ha sottolineato l’importanza del mese straordinario per ricentrare l’attenzione missionaria dall’aspetto solo caritativo a quello anche dell’evangelizzazione, che è lo scopo principale della missione ad gentes. Da non sottovalutare, bensì da recuperare anche la dimensione della preghiera per vivere al meglio questo mese. Riprendendo, inoltre il tema proposto dal Papa, don Giuseppe ha ribadito che ogni uomo, già a partire dal proprio Battesimo, è investito della vocazione missionaria. Anzi,

ciascun battezzato è missione.

Un altro momento importante che la nostra comunità ha vissuto è stato quello del ritiro regionale di clero. Qui don Giuseppe ha ribadito l’importanza dei missionari ad gentes come un «bene prezioso per tutta la Chiesa. Bisogna valorizzare di più l’esperienza di chi vive nella “trincea” della missionarietà». Inoltre, commentando il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, il sacerdote ha esortato i suoi confratelli a lasciarsi alimentare sempre più da quella linfa vitale che viene da Cristo. «La linfa di Cristo, infatti - conclude don Pizzoli - entra nel nostro spirito e ci motiva, rendendo il servizio nelle nostre comunità come un dono per gli altri. Ogni cristiano è stato toccato dall’amore di Dio e deve diventare ponte affinché quest’amore sia riversato a tutti gli uomini». Con Cristo, in nome di Cristo e uniti a Lui come annunciatori di una nuova realtà, di un nuovo stile di vita mettendo al centro il comandamento dell’amore per essere capaci di vedere il Regno di Dio già qui in mezzo a noi.

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