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TRENT’ANNI E NON SENTIRLI: IL NOSTRO GIOVANE SEMINARIO

Giuseppe Cirone (II anno)


Il 7 ottobre scorso alle ore 19,00 la comunità del Seminario si è ritrovata intorno all’altare della cappella dell’Immacolata per una solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Ligorio, con cui abbiamo reso grazie alla Trinità Santissima per i primi trenta anni di vita del nostro Seminario di Basilicata.

Oltre all’Arcivescovo metropolita erano presenti mons. Intini, vescovo di Tricarico e delegato CEB pro Seminario, i nostri quattro formatori, il responsabile dell'anno propedeutico, don Pino Daraio, e alcuni sacerdoti del Tribunale ecclesiastico.

Il sette ottobre del 1990, infatti, mons. Giuseppe Vairo, in accordo e su mandato degli Arcivescovi e Vescovi delle Chiese di Basilicata, in forza di un suo decreto chiamava alla vita una nuova, piccola e fragile creatura, quella che sarebbe diventata il nostro Seminario Maggiore Interdiocesano di Basilicata.

A causa della ormai ben nota situazione sanitaria i festeggiamenti non si sono svolti nel modo in cui erano stati pensati, ma l’occasione è stata propizia per tornare all’essenziale, al fondamento della nostra fede e della nostra vita cristiana, la celebrazione eucaristica. Il fulcro della giornata, infatti, è stata la celebrazione eucaristica in onore della Beata Vergine del Rosario, a cui abbiamo affidato il Seminario e le nostre vite di giovani in formazione verso il sacerdozio.

All’inizio della celebrazione don Angelo ha salutato i presenti con brevi parole velate di una lieve emozione al ricordo dei primi anni di vita del nascente seminario, che egli ha vissuto direttamente, in quanto membro della classe che ha inaugurato i corsi nell’anno 1990/91:

«Ricordare è riportare al cuore un passato fatto di passione, sacrificio, impegno e spirito di edificazione incarnato in tutti coloro che hanno creduto e voluto consegnare un futuro nuovo alle nostre Chiese: quello della comunione e della solidarietà».

E ancora: «Lo sguardo contemplativo di tutti noi, in questa memoria della Beata Vergine del Rosario, con la forza della Parola fatta carne, con l’occhio vigile della sentinella e con quello intelligente dello Spirito, possa riconoscere ancora il Dio della storia che ha benedetto questa nostra terra con l’opera sublime della semina vocazionale».

Mons. Ligorio, dal canto suo, ci ha esortato a vivere in pienezza gli anni della formazione.

Il suo motto è stato: «Non si improvvisa niente!»,

spronandoci così a fondare fin da ora il nostro futuro ministero sulle coordinate umane, intellettuali, spirituali e pastorali che il Seminario ci consegna e ci invita a vivere in pienezza, perché solo radicandoci integralmente nella fede in Cristo e nella Chiesa potremo essere autentici pastori del popolo di Dio e non mercenari. Ci ha invitato, inoltre, ad essere uomini che si impegnano a seguire il Signore Gesù nella via del Vangelo e della missione evangelizzatrice della Chiesa, sull’esempio di san Giustino de Jacobis, missionario vincenziano in Etiopia originario di San Fele, di cui ricorre quest’anno il 220mo anniversario della nascita.

La serata è stata coronata da una cena in refettorio, a cui hanno partecipato anche i due vescovi, nella quale, pur cambiando il contesto e il luogo, è rimasto inalterato il clima familiare e fraterno che avevamo vissuto nella celebrazione eucaristica, segno che la comunità del Seminario prova ad essere sempre più una vera comunità cristiana, sul modello della Chiesa primitiva descritta da san Luca negli Atti (2,42-47).

Il processo di fondazione del Seminario si era aperto il 22 febbraio 1989, quando mons. Vairo aveva inviato una lettera al Prefetto della Congregazione dei Seminari in cui manifestava il desiderio di erigere un seminario regionale:

«È nel proprio Seminario maggiore che le Chiese della Regione potranno dare ai loro presbiteri e alle loro comunità sacerdotali un’adeguata formazione nel quadro concreto della storia e della vita della loro gente».

Anche solo da queste poche parole emerge la ferma intenzione dei vescovi lucani di voler formare un clero lucano per le Chiese lucane, un clero scelto tra la gente lucana e per la gente lucana, che sapesse guidare, esortare, accompagnare i fedeli della Basilicata, che sapesse rispondere alle problematiche della nostra Regione con mente e sguardo aperti e liberi, che sapesse far fruttificare le immense risorse del nostro popolo e delle nostre piccole e grandi comunità, anche sanando e superando i limiti della nostra cultura e del nostro periferico mondo lucano.

Leggendo le parole conclusive del decreto del 1990 possiamo comprendere ancora meglio il progetto che stava per essere concretizzato:

«Noi, Arcivescovi e Vescovi della Regione Basilicata […]erigiamo il Seminario Maggiore Interdiocesano di Basilicata, destinato a formare, secondo gli orientamenti del Concilio, “veri pastori di anime, sull’esempio di N. S. Gesù Cristo, Maestro, Sacerdote e Pastore” (OT n. 4)».

Dopo trent’anni il tempo è abbastanza maturo per compiere i primi bilanci e lanciare nuove prospettive e sfide, ma questo lavoro può essere compiuto solamente da chi, di volta in volta, ha ricevuto dalla Chiesa la responsabilità e, sotto diverse forme, il munus gubernandi all’interno della comunità del Seminario. A noi resta il grato compito di rendere lode a Dio per averci dato il Seminario e per averci chiamato a vivere e vivificare questa realtà, il vivaio in cui ci formiamo per essere in grado, come, dove e quando Dio e la Chiesa vorranno, di metterci al servizio del Popolo santo di Dio che vive nelle Chiese lucane e così dare concretezza al sogno dei vescovi e dei sacerdoti che hanno fondato il nostro Seminario: formare preti del popolo lucano per il popolo lucano.

Al Dio Uno e Trino e alla Vergine Santissima affidiamo il loro sogno affinché diventi carne e sangue nella vita di preti santi che accompagnano le loro comunità verso la santità.



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