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MONS. VINCENZO COZZI: CONSUMÒ SE STESSO PER LE ANIME



Mons. Vincenzo Cozzi nasce a Lauria il 26 novembre 1926 da Maddalena Logaldo e Ruggiero Cozzi. Ordinato sacerdote a Lauria il 18 giugno 1950 da S.E. Mons. Federico Pezzullo è chiamato a ricoprire numerosi incarichi pastorali. Dalle pagine di meditazione, scritte da Mons. Cozzi durante gli esercizi spirituali vissuti come sacerdote, possiamo delineare un profilo di prete felice di aver risposto liberamente e responsabilmente alla chiamata vocazionale, prendendo parte al sacerdozio di Cristo, possedendo le sue virtù e divenendo segno di Lui nel mondo, «segnaletica luminosa che non può indurre a sbagliare».

Il desiderio di missionarietà, la lettura degli eventi storici a lui contemporanei con lo sguardo di Cristo e l’affidamento continuo della sua vita alla volontà di Dio hanno dovuto fronteggiare alcuni aspetti di crisi del ministero presbiterale; Mons. Cozzi attribuiva alla frattura che c’è tra il servizio di culto reso e la quotidianità della vita la causa della crisi sacerdotale. Per superare tale limite, scrive il vescovo, il presbitero deve concepire la propria chiamata come «strumento e mezzo perché il popolo di Dio realizzi nel tempo e completi nell’eternità il suo sacerdozio come fine ultimo».

Possiamo dire che nella sua vita monsignor Cozzi ha pienamente incarnato lo spirito delle beatitudini, facendo esperienza in prima persona dell’amore di Dio e sapendolo donare agli altri attraverso una vita radicata nel servizio verso il prossimo. Infatti, come sosteneva monsignor Cozzi, possiamo veramente entrare nello spirito delle beatitudini, solo se ci lasciamo pienamente penetrare da Dio. Nelle sue opere egli parla molto dell’umiltà provocandoci e chiedendoci se nel nostro cuore, nella nostra vita, lasciamo davvero spazio a Dio o se c’è posto solo per il nostro io; se nelle nostre attività quotidiane, ci lasciamo guidare davvero dallo spirito santo oppure seguiamo soltanto i nostri interessi e i nostri bisogni. Inoltre, secondo monsignor Cozzi, la missione non può essere separata dalla povertà. Il sacerdote, infatti, è chiamato ad annunciare il vangelo e a spendere la propria vita a servizio degli altri gratuitamente, senza aspettarsi nulla in cambio. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”(Mt 10,8). Solo il servire, infatti, rende liberi.

Mentre era Parroco a Lagonegro e Vicario Generale della Diocesi di Tursi-Lagonegro, il 12 settembre 1981 viene eletto Vescovo della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa. E’ consacrato dal Card. Baggio E il 25 ottobre dello stesso anno inizia il suo ministero episcopale nella Diocesi a lui affidata il 15 novembre 1981. Sceglie come motto episcopale le parole di San Paolo “Consumerò me stesso per le vostre anime”(2 Cor 12). Spenderà tutte le sue energie fisiche e spirituali nella guida della Chiesa particolare per 21 anni divenendone Vescovo emerito il 13 dicembre 2002.

Mons. Cozzi da subito dimostra la sua vicinanza alla gente, conoscendone i problemi, le inquietudini, i desideri e le aspettative. Egli deve affrontare la diffidenza di cui la Chiesa in quegli anni è oggetto, infatti non si ritiene opportuno che essa interferisca nelle questioni politiche e sociali. Il Presule, invece, è pienamente convinto che la Chiesa debba lasciarsi interrogare da tali questioni dando il proprio contributo. Durante gli anni di Episcopato illustra il suo pensiero, e traccia la direzione della Chiesa locale, nelle ventuno lettere pastorali che consegna annualmente a presbiteri, religiosi e laici in occasione del Giovedì Santo. Nelle lettere pastorali è evidente la lucidità con la quale legge la realtà alla luce del Vangelo mettendo al centro della pastorale la persona.

Esempio emblematico dell’attenzione alle vicende del territorio e soprattutto al tema del lavoro, è il suo intervento nella questione dell’insediamento dello stabilimento FIAT a Melfi argomento ancora oggi di grande importanza. Il nascente polo industriale provoca la rapida trasformazione di una società vocata fino a quel momento al commercio e all’agricoltura. Questa analisi è presentata da Mons. Cozzi alla Diocesi nella Lettera pastorale intitolata “La Fiat a Melfi, problemi e prospettive nella Chiesa del Vulture-Melfese” del 16 aprile 1992. Egli, fondando il suo pensiero sulla Sacra Scrittura e sulla dottrina sociale della Chiesa, mette al centro l’uomo, redento da Cristo; scrive: «Il compimento definitivo della liberazione sarà nel tempo e nella storia, cioè nell’eternità, ma il suo unico soggetto è l’uomo reso protagonista da Gesù Cristo, che ha inaugurato questa liberazione progressiva nel momento della sua Risurrezione». L’uomo sciolto dai condizionamenti del peccato, causa di ingiustizie, prevaricazioni e disuguaglianze, è chiamato a testimoniare coerentemente il Vangelo in ogni settore della vita.

Egli sottolinea l’importanza e la dignità del lavoro per lo sviluppo integrale dell’uomo: «Nelle parabole il lavoro è considerato come momento in cui Dio manifesta ed estende il suo regno di libertà e di amore a tutti gli uomini”. Il lavoro, nell’ottica di Mons. Cozzi, non è visto solo come ostacolo alla vita di fede, ma diventa “segno e strumento di fedeltà al Vangelo».

La strada da percorrere è quella di una Chiesa che cammina accanto agli uomini, puntando non ad una pastorale del lavoro che abbia come oggetto gli operai, bensì essi stessi come protagonisti. Mons. Cozzi vede il popolo di Dio in continua missione, in cui i cristiani sono impegnati a testimoniare il Vangelo in ogni ambito della vita umana: nella famiglia, nel lavoro, nella cultura, nella politica. Egli manifesta la sua paternità alla Chiesa diocesana con intelligenza, passione e delicatezza, consegnando riflessioni che sono ancora oggi validi strumenti per riconoscere e saper leggere i segni dei tempi.

Quando mons. Cozzi conclude il suo ministero episcopale nella diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, il 13 dicembre 2002, sceglie di vivere l’ultimo tratto della sua vita terrena nella canonica di Trecchina insieme a don Guido Barbella ritornando nella diocesi di Tursi-Lagonegro. Il Presule decide di vivere in comunità sacerdotale con don Guido suo vice-parroco ai tempi in cui guidava la parrocchia di Lagonegro. Emerge in questa decisione quella fraternità che tanto mons. Cozzi desiderava vivere con i suoi confratelli nel sacerdozio.

Quest’ultimo tratto del suo episcopato si caratterizza offrendo tutte le sue forze fisiche e spirituali nelle direzioni spirituali, nel Sacramento della Penitenza e nella predicazione incontrando, con uno stile semplice e accogliente, tutti coloro che si accostavano alla sua persona.

Quando sopraggiunge la malattia l’accoglie con grande docilità d’animo sapendo cogliere il vero senso di questa prova trasformandola in un’offerta al Signore per la Chiesa e i sacerdoti da lui sempre amati. Tutto questo è reso possibile da un’intensa vita spirituale che egli ha curato durante tutti gli anni del suo sacerdozio ed episcopato come emerge dai suoi scritti personali.

Negli ultimi stupisce per l’entusiasmo, la lungimiranza, lo spirito profetico che trasmette con determinazione ai laici e ai sacerdoti che incontra. Questa forse è l’eredità più bella che il presule lascia in dono alle chiese di Basilicata che lo hanno visto protagonista per lunghi anni nei vari impegni.



Egli termina il pellegrinaggio terreno il 3 luglio 2013 dopo una lunga sofferenza affrontata con cristiana serenità e accettazione come volontà del Padre. Nonostante la sua morte, ancora oggi è presente il suo ricordo in quanti lo hanno conosciuto e ascoltato a testimonianza del suo essere stato vicino alla gente.

Per suo volere, le spoglie mortali, riposano nella Basilica Cattedrale di Melfi a sottolineare il legame con quell’unica chiesa, o come amava chiamarla “l’unica sposa”, che egli ha servito in tutto il suo episcopato come buon Pastore con instancabile amore e dedizione.


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